Una storia lunga secoli
La storia dei coreani in Russia ha una data ben precisa per il suo inizio, ovvero quella del Trattato di Pechino del 1860. Grazie a quest’ultimo alcuni territori cinesi dell’estremo oriente passarono sotto il controllo dell’Impero russo. Dopo aver ottenuto quei territori l’impero zarista promosse nuovi insediamenti di genti russe ed europee quali bielorussi, ucraini ed ebrei. Anche la migrazione di genti coreane continuò indisturbata. Sia per i coreani che per i russi era una nuova terra che richiedeva un riadattamento al nuovo ambiente. Questo includeva anche il cambiamento dell’alimentazione dei coreani poiché in quei territori non era possibile trovare o coltivare alcuni alimenti tipici della propria patria. Nonostante questo, i coreani riuscirono a coltivare alcune verdure tipiche come i ravanelli e le melanzane, mentre i russi riuscirono a coltivare grano e patate.
Le fasi della migrazione coreana
La prima fase della migrazione coreana verso la Russia si verificò alla fine del XIX secolo e vide una buona integrazione tra le varie comunità che s’insediarono in quei territori; ai bambini coreani veniva insegnata la lingua russa così da poter frequentare la scuola e socializzare. Dopo poco i gruppi coreani ebbero il consenso dell’Impero russo per rimanere in quella regione. Infatti, a quel tempo la politica dell’impero zarista era abbastanza tollerante e pacifica, lasciando una certa autonomia alla popolazione coreana.
I coreani, dal canto loro, si convertirono alla religione ortodossa per integrarsi maggiormente con le genti russe. Ci furono anche degli scambi culinari tra le due culture: i coreani iniziarono a cambiare le loro abitudini alimentari introducendo nella loro dieta pane, cavoli e altri alimenti tipicamente russi. I primi coloni coreani arrivarono al punto di offrire ai propri antenati il pane durante il chesa (rito per gli antenati). I russi, d’altro canto, iniziarono a consumare una quantità di riso sempre maggiore.
La seconda fase fu molto più lenta e avvenne negli anni Trenta del XX secolo. Questo perché alle ragioni economiche della migrazione si aggiunsero dei motivi politici; ricordiamo che nel 1910 la penisola coreana divenne una colonia giapponese. In seguito alla Dichiarazione d’Indipendenza del 1 Marzo 1919 ci furono delle violente repressioni. A queste ultime seguirono un peggioramento del trattamento dei coreani, come lo sfruttamento intensivo delle risorse e della popolazione della penisola; inasprimento che inevitabilmente portò molti coreani a migrare.
Le iniziative politiche coreane in Russia
Il gruppo coreano più grande in territorio russo si trovava a Vladivostok; fu proprio lì che vennero organizzate le prime riunioni segrete contro i colonizzatori giapponesi ed è lì che si formò un movimento nazionale per l’indipendenza della Corea. Nello stato socialista i coreani riuscirono a sviluppare una comunità nazionale, mantenendo le componenti importanti della propria identità etnica anche se allineati al sistema sovietico.
Proprio a causa delle iniziative politiche dei coreani a Vladivostok in questo periodo assistiamo alla deportazione forzata di più di due milioni di coreani. Questi vennero deportati verso vari territori che erano sotto l’influenza russa: in Siberia, ma principalmente verso il Kazakistan e l’Uzbekistan. La deportazione era necessaria poichè Stalin era convinto che le iniziative politiche coreane in territorio russo ledessero gli interessi nazionali russi. Questo comportamento fu adottato sia in funzione punitiva che preventiva; nel 1937 più di 606 villaggi coreani scomparvero a causa delle migrazioni forzate.
Un mix di sapori e di culture
La terza fase si ebbe dopo la morte di Stalin nel 1953, quando i coreani ripresero a migrare nella parte europea dell’Unione Sovietica.
Il cibo coreano oggi è riconosciuto in tutto il mondo, ma fino a pochi decenni fa non era così. In Russia, Ucraina e nell’Asia centrale, invece, i cibi coreani, come ad esempio il kimch’i, erano riconosciuti e apprezzati fin dagli anni Settanta del XX secolo. La cultura culinaria russa è stata influenzata, modificata e sviluppata dal fenomeno delle migrazioni, come quella di tutte le nazioni del mondo. L’introduzione di un particolare alimento, che è peculiare di un gruppo etnico, in un altro avviene grazie agli scambi culturali, questi ultimi sono facilitati dalla socializzazione. Dobbiamo dire che l’insolita storia dei migranti coreani in Russia, e in un secondo momento in Uzbekistan e Kazakistan, ha reso possibile la diffusione del cibo dei coreani-sovietici in tutti i territori russi e nell’Asia centrale.
Oggi i coreani che risiedono in Russia ammontano a circa 160 mila, a causa dei numeri non altissimi, sono molto più integrati con la popolazione locale rispetto alla Cina; di conseguenza anche il loro stile di vita è un incrocio tra la cultura coreana e quella russa. Possiamo dire che l’alimentazione dei coreani-russi sia stata usata dalla comunità coreana per identificarsi e ricollegarsi alla madre patria, nonché per continuare a etichettare sé stessi come coreani.
Fonti:
Song, C.: 2015. “Kimchi, seaweed, and seasoned carrot in the Soviet culinary culture: the spread of Korean food in the Soviet Union and Korean diaspora”.
Ko Kayŏng: 2016. “K’ajahŭsŭt’an Pesŭp’erŭmakkwa Toenjangguk- Minjokchŏngch’esŏnggwa Honjongsŏng Saiŭi Koryŏin”.